Milo

Sulle pendici orientali dell’Etna si trova Milo, un paese veramente ricco di storia e di tradizioni. Milo si trova a 750 m sul livello del mare, La sua posizione panoramica permette agli abitanti e ai visitatori di godere di un panorama che si estende da Catania a Taormina .Milo è uno degli abitati più alti dell’Etna, questo fa sì che i suoi vigneti, i suoi boschi, gli antichi casolari siano stati spesso coinvolti dalle eruzioni vulcaniche.
Vino e vulcano: un binomio naturale, quasi inevitabile. La forza dell’Etna richiama subito alla mente la corposità dei vini. Fra tutte le attività della tradizione milese, la coltivazione della vite e la vendemmia, che ne è il momento conclusivo di corale partecipazione, sono le più conosciute. Fino agli anni del secondo dopoguerra la vendemmia era ancora una grande festa: per tutto il mese di ottobre Milo si popolava di centinaia di vendemmiatori dei paesi vicini che, in ciurme più o meno numerose, si avviavano ai vigneti con le prime luci dell’alba.
Nel palmento i pistaturi trasformavano l’uva in mosto schiacciando con i piedi i grappoli nel pista , una grande vasca in pietra lavica. La tradizione voleva che per la vendemmia si assaggiasse la prima pasta e ceci dell’anno mentre i suonatori di organetto accompagnavano il lavoro.
Da queste parti il vino più pregiato è giallo paglierino, brillante, limpido, dal sapore secco, rotondo, non molto alcolico. Da questa terra ricca di minerali, a pochissima distanza dalla vetta fumante del vulcano che sembra incombere sui vigneti, viene prodotto un nettare per palati raffinati.
Dal 1968 una specifica normativa ha istituito i vini a denominazione d’origine controllata etnei, che sono l’Etna Bianco, Rosso, Rosato, e Bianco Superiore, che è limitato al comune di Milo. Da Milo parte la Mareneve che sale veloce fino al versante nord-est del vulcano: Piano Provenzana. Percorrendo questa strada viene facilissimo visitare la Grotta dei Ladri, che è praticamente l’unica grotta di tutta l’Etna raggiungibile senza dover percorrere sentieri faticosi e impervi e quindi adatta ad essere visitata da chiunque.
Nel palmento i pistaturi trasformavano l’uva in mosto schiacciando con i piedi i grappoli nel pista , una grande vasca in pietra lavica. La tradizione voleva che per la vendemmia si assaggiasse la prima pasta e ceci dell’anno mentre i suonatori di organetto accompagnavano il lavoro.
Da queste parti il vino più pregiato è giallo paglierino, brillante, limpido, dal sapore secco, rotondo, non molto alcolico. Da questa terra ricca di minerali, a pochissima distanza dalla vetta fumante del vulcano che sembra incombere sui vigneti, viene prodotto un nettare per palati raffinati.

Dal 1968 una specifica normativa ha istituito i vini a denominazione d’origine controllata etnei, che sono l’Etna Bianco, Rosso, Rosato, e Bianco Superiore, che è limitato al comune di Milo. Da Milo parte la Mareneve che sale veloce fino al versante nord-est del vulcano: Piano Provenzana. Percorrendo questa strada viene facilissimo visitare la Grotta dei Ladri, che è praticamente l’unica grotta di tutta l’Etna raggiungibile senza dover percorrere sentieri faticosi e impervi e quindi adatta ad essere visitata da chiunque.
Inoltre a Milo sono ancora presenti degli antichi borghi. Arroccato sul punto più alto, Fornazzo dai suoi 800 metri sul l.d.m. è l’ultimo avamposto prima di intraprendere la strada della montagna e immergersi nei boschi della Cerrita.
Il piccolo borgo si forma nei primi anni del secolo intorno all’interesse destato da alcune attività profondamente legate alla natura del luogo: la lavorazione del legno e la commercializzazione della neve.
A Fornazzo non si commercia più la neve, ma la lavorazione del legno costituisce ancora un’ attività primaria attorno a cui ruota buona parte della economia del borgo. Il nucleo urbano è rimasto pressoché integro e la vita vi si svolge ancora tranquilla, segnata dal lavoro e dai ritmi stagionali, tanto che Fornazzo è stato proclamato ufficialmente “villaggio ideale” dal concorso nazionale indetto da “Airone”. Da qualche tempo Fornazzo sta scoprendo una rinnovata vocazione al turismo per la sua posizione geografica come porta dell’Etna e soprattutto con nascita recente di un Centro Visite del Parco con annesso un museo, aula verde ed ufficio informazioni, è una tappa significativa in questa direzione. Anche Caselle e Praino, gli altri due borghi di Milo, sono pezzi importanti della storia di questi luoghi.
Caselle sorge a qualche centinaio di metri dal centro di Milo ed è costituito da una serie di casette addossate le une alle altre in mezzo a vigneti e a residui di bosco. Per quanto lo stato di conservazione di questo vecchio nucleo non sia più tanto buono, la struttura merita una visita perché costituisce l’esempio più antico di insediamento nella zona. Di rilevante interesse vegetazionale è la vasta zona a monte dell’abitato dove è in via di ricostituzione un bosco misto su lave antiche e su terreni abbandonati dall’agricoltura. Caselle è inoltre punto di partenza obbligato per l’escursione al più grande leccio dell’Etna.
L’ilice secolare (quercus ilex) è il più grande e antico leccio di tutto il territorio etneo. Ha un’altezza di 25 metri, un diametro delle fronde di circa 30 metri ed una circonferenza alla base di 5 metri. Con un’età presunta di circa 700 anni, è, assieme al Castagno dei cento cavalli ed al Castagno della nave, fra i più antichi e maestosi alberi dell’Etna. Due sono i percorsi che portano all’Ilice, entrambi partono dal piccolo borgo di Caselle. Un altro borgo da ricordare è Praino.
La struttura urbanistica dell’abitato di Praino è rimasta di tipo rurale con case sparse a servizio dei fondi coltivati unicamente a vigneto. Questo borgo si sviluppò particolarmente tra il XVIII e il XIX secolo attorno ad una chiesetta in origine di proprietà privata dei Petralia, costruita presumibilmente agli inizi del 1700. Questa chiesetta fu aperta al culto fino alla seconda guerra mondiale e ha svolto per due secoli il ruolo di centro di aggregazione sociale per le numerose famiglie di Praino. Le campagne intorno alla chiesetta sono popolate da decine di costruzioni rurali, alcune delle quali risalgono alla prima metà del ‘700.
Milo poi è nota per alcune festività di cui una delle più suggestive e sentite è l’ultima domenica di luglio, la festa in onore di Sant’Andrea, l’apostolo protettore di Milo. A testimonianza di ciò il bel grappolo di uva che, durante la processione, la statua del Santo presenta al braccio, proprio a simboleggiare la protezione che Sant’Andrea opera nei confronti della produzione e raccolta dell’uva. Altrettanto sentita è la festa in onore del Sacro Cuore di Gesù che si svolge a Fornazzo la prima domenica di Luglio.
Ad Agosto inoltre Milo organizza una manifestazione dedicata alla Venere di Milo, un concorso di bellezza storico a cui si associa una serata di cultura , spettacolo e sfilate di Alta Moda.
Inoltre chi ama la musica potrà vivere, durante la manifestazione MusicaMilo, una settimana dedicata interamente alla musica nei suoi più svariati ritmi e suoni. Ed ancora ad Agosto chi è appassionato di teatro potrà godere di una rassegna teatrale dedicata ad Angelo Musco che negli anni 30, era solito soggiornare a Milo durante l’Estate. Importante la serata conclusiva della rassegna in cui viene assegnato il Premio Angelo Musco ad una delle compagnie teatrali partecipanti.
A Settembre Milo da l’arrivederci all’Estate con la sua manifestazione più importante la : la Vini Milo. In tale occasione Milo si veste di tutte le sfumature dell’uva , dal rosso intenso, ai toni del rosato sino ad arrivare al giallo paglierino e dorato per accogliere migliaia di visitatori e promuovere Milo.

(fonte:Comune di Milo-website)

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