Scienza ed Empirismo

meccanismoIl termine empirismo, dal greco empeiria, ovvero “esperienza”, fa riferimento al sapere e alla pratica scientifica (in particolare alla scienza medica), essendo usato dagli scettici che definivano “empirici” o “metodici” i medici che rifiutavano ogni dottrina dogmatica e ogni affermazione azzardata relativa ai “fatti oscuri”. Hegel, che lo definisce una corrente di pensiero che “in luogo di cercare il vero nel pensiero stesso, lo va ad attingere dall’esperienza”. Husserl apprezza l’empirismo per il suo radicale rifiuto dei pregiudizi, delle superstizioni, degli “idoli” ai quali esso oppone “il diritto della ragione autonoma” nel suo volgersi, come unico criterio di verità, alle “cose stesse”. Whitehead sintetizza l’empirismo in questo modo: “Ciò che avete sperimentato, l’avete sperimentato”. In sintesi: non si può negare ciò che è stato sperimentato, ma si deve poi chiedere che cosa è stato realmente sperimentato senza preconcette restrizioni della realtà dell’esperienza. Durante i secoli l’empirismo ha assunto diverse sfumature. Si può parlare per esempio di empirismo scientifico a partire dalle tesi di Francis Bacon sull’esperienza e sull’esperimento, per giungere fino alle teorie epistemologiche dell’empirismo logico novecentesco o “neopositivismo”. La caratteristica più saliente del neopositivismo è l’applicazione delle tecniche logico-formali di analisi del linguaggio (di Whitehead, Frege e Russell), ai più svariati campi della ricerca scientifica (fisica, ma anche sociologica, giuridica, ecc.).
Gli empiristi logici sostengono che la risoluzione degli equivoci e delle ambiguità legate al linguaggio conduca alla risoluzione degli stessi problemi filosofici: il loro sorgere dipenderebbe da un uso scorretto delle parole. La filosofia deve avere un ruolo chiarificatore: non può essere un sapere puramente speculativo, ma basarsi sull’esperienza per poter fondare in maniera rigorosa la conoscenza. Già prima della seconda guerra mondiale il neopositivismo aveva acquistato notevole influenza in Europa. Comune orientamento di partenza è l’accettazione della “concezione scientifica del mondo”, in quanto essa si possa sostituire alle interpretazioni mistiche, teologiche e metafisiche dell’esperienza. I neopositivisti si ispirano al modello scientifico della fisica relativistica e quantistica.
Sui fondamenti e sugli sviluppi dell’empirismo logico intervennero polemicamente Popper, Quine, Toulmin, Feyerabend e molti altri. Feyerabend pensa che la nostra conoscenza inizi e dipenda in modo considerevole dall’esperienza. Da una parte, quindi, abbiamo nell’epoca moderna il fatto pratico, che « la scienza non ha più una fondazione: persino le osservazioni più sicure sono occasionalmente contraddette, persino i principi della ragione più evidenti sono violati o sostituiti da altri »; dall’altra il fatto teorico, che tale « pratica è accompagnata da una incrollabile fede nell’empirismo, cioè in una dottrina che usa una fondazione della conoscenza definita e stabile » (Feyerabend).
Con una serie di saggi pubblicati tra il 1983 e il 1997, Michael Friedman ha ripercosso la storia dell’empirismo logico collocandola sullo sfondo delle discussioni sul kantismo, sul convenzionalismo e sul significato filosofico della teoria della relatività svoltesi tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. I positivisti logici vengono presentati come gli artefici di una “rivoluzione” filosofica basata sull’enucleazione delle implicazioni dei nuovi e altrettanto rivoluzionari sviluppi scientifici (teoria della relatività, meccanica quantistica, discussione sui fondamenti della logica e della matematica). Secondo Friedman, essi hanno elaborato non tanto una versione rinnovata dell’empirismo moderno, quanto una nuova concezione dell’a priori e del suo ruolo nella conoscenza. Quello cui hanno dato vita è un movimento di pensiero sostanzialmente inedito, volto alla realizzazione di una sintesi capace di distinguersi sia dagli empirismi tradizionali sia dalle epistemologie di stampo kantiano e convenzionalistico. Il positivismo logico rappresenta una tappa del cammino che ha condotto alle conclusioni radicali dei vari Kuhn e Feyerabend, ma una tappa che, per la ricchezza della sua visione del rapporto teoria/esperienza, può anche fornire utili strumenti per arginare gli stessi esiti antiempiristici, irrazìonalistici e antioggettivistici della “nuova filosofia della scienza”.